Anticamente, cioè all’epoca di Cola Monforte, questa strada si trovava in una zona di campagna, fuori dalle mura della città, chiamata Contrada di Sant’Anello. Era un terreno agricolo, con orti e senza edifici. Nel XIX secolo, in questa strada si installò una particolare attività artigianale, la concia delle pelli. Le concerie si trovavano non solo fuori dalle mura della città, ma anche all’interno di esse e, come è noto, la concia del cuoio provoca odori sgradevoli. A causa di questo problema, tutte le concerie furono trasferite fuori dalle mura della città, in quella che allora si chiamava “Via delle concerie” o Strada delle concerie.
Questa strada fu scelta perché era leggermente in pendenza. Questa condizione permetteva alle acque di scarico usate nei processi di concia di essere versate nella strada e di scorrere a valle fino alla zona degli orti in Fontana Vecchia. La strada ha anche un ingresso vicino all’angolo dietro la chiesa di Santa Maria della Croce, creando una piccola curva in questa strada. Questa particolare condizione permette l’arieggiamento e il vento spazza via l’odore causato dalle attività conciarie. Nel 1875, il nome della strada fu cambiato, per celebrare l’unificazione italiana. Il suo nuovo nome fu “Viale XX settembre”. Questa strada divenne estremamente importante e vivace, dato che qui si trovava la maggior parte dei commerci della città, fino alla metà del XX secolo. Durante il XX secolo, il nome della strada fu cambiato ancora una volta nella sua denominazione attuale, Via Marconi, per commemorare il famoso inventore italiano Guglielmo Marconi. In particolare, dal XVII secolo qui c’era la “Taverna del Procaccio”, il luogo dove avveniva la distribuzione della posta locale ma anche la sosta e lo scambio dei cavalli per chi portava la corrispondenza da Napoli a Vasto. Fino ai primi dell’Ottocento il Procaccio arrivava la domenica sera e si fermava nella taverna in attesa di incontrare il giorno dopo i Procaccioli che ricevevano la posta da distribuire nei paesi vicini.